SONATE BACH – di fronte al dolore degli altri. Racconti critici

Torna stasera al CanGo di Firenze il celebre lavoro del coreografo Virgilio Sieni con la sua compagnia: Sonate Bach – di fronte al dolore degli altri, spettacolo prodotto nel 2007 e vincitore del premio Danza&Danza come “migliore novità italiana dell’anno”. «Un doloroso, epico, catartico viaggio attraverso tredici anni di storia» che, assolvendo al ruolo di memoria storica collettiva, pone gli undici brani che compongono le Tre Sonate per violoncello e pianoforte di J.S. Bach in dialogo con altrettanti avvenimenti tragici avvenuti in conflitti recenti, lavorando su una composizione variegata e ricca di sensibilità «nonché intensamente carica di connessioni, innesti e fusioni, decisamente riusciti, con altre forme di linguaggio».
Ecco alcune testimonianze del percorso e delle reazioni di alcuni giornalisti e critici “di fronte e in memoria del dolore degli altri”.

Sonate Bach 3

“Si resta commossi e annichiliti e si ha la certezza di aver assistito a un’ elegia-capolavoro, fondata su undici stazioni d’un inferno contemporaneo dell’uomo contro l’uomo. […] Un percorso anatomico all’insegna di capitoli risuonanti col nome di città protagoniste delle più efferate stragi, dei più impressionanti genocidi della nostra epoca.” (RODOLFO DI GIAMMARCO, La Repubblica, 9 luglio 2007)

Sieni “[…]torna alla danza con travolgente scrittura coreografica, parlandoci del nostro tempo con un affondo che commuove e investe. Un lavoro che per convinzione interpretativa, bravura dei danzatori, ideazione, rapporto tra musica e danza non ha nulla da invidiare a certi pezzi di artisti internazionali come Anne Teresa Keersmaeker o Sasha Waltz.” (FRANCESCA PEDRONI CHIASSO , il manifesto, 6 maggio 2007)

Sonate Bsch 2

“Le note scevre da protagonisti, danzano leggiadre, sfiorano le tragedie, accarezzano pietose l’umana pazzia, si posano gelide su corpi ancora caldi e pulsanti di vita. In esse una dissonanza che enfatizza le movenze, il gesto, esaltandone in sordina la drammaticità. L’alfabeto gestuale di questo reporage danzante restituisce voce al dolore deflagrante, imprigionato in uno scatto fotografico ed avvitato in un silenzio annichilito.” (DALILA BELLACICCO, Pubblicato sul bimestrale “la Piazza”, aprile 2009)

“La scabra fissità di corpi abbandonati a terra, di volti deformati dall’angoscia, di sguardi attoniti e vacui. E poi braccia che si protendono per difendere e accudire, anche inutilmente, le vittime della violenza. Sieni parte da lì, ma poi dilaga, amplificando il gesto di partenza, affidandolo al flusso musicale, restituendogli un respiro e una vita propria, fino a toccare, in still life potenti, appunto le corde della riflessione e della commozione.” (SILVIA POLETTI, del Teatro. Teatro, Danza, Opera, 31 luglio 2007)

“Sieni non rinuncia ai tocchi multimediali e performativi della sua ricerca; tuttavia, nelle manovra etico-estetica di avvicinarci e distanziarci dallo strazio di guerre quasi quotidiane, avvalora soprattutto il suo talento compositivo. La danza preesistente a se stessa, e ben prima che il movimento sia, è quella che egli sa rivelare […]” (MARINELLA GUATTERINI, Sole 24 Ore, 20 maggio 2007)

Sonate Bach 1

“[…] mediante la danza si dà voce a tutti coloro che hanno subìto la violenza e gli orrori della guerra in una continua ricerca di ricordo e soprattutto di solidarietà umana, attraverso questa memoria drammatica si cerca di far respirare il senso di bellezza, pur con tutte le contraddizioni del caso, fornendo voce al corpo, la tragedia che si trasforma in una genesi artistica tramite la pittura e la voce dell’arte che racchiudono in sé tutte le accezioni della vita, l’universo come forma divina, la sacralità e l’umanità in un’ alchimia coreutica contemporanea.” (MICKY OLIVIERI, DREAMTIME, 14 ottobre 2013)

“E così dentro la storia presente – stragi, bombardamenti, massacri – si avverte insieme una sorta di sacralità, la pena infinita indicibile se non nell’essenza del male, immagini d’arte, musica preziosa. La disperazione resa in limpide immagini di corpi che cadono, si perdono, legami spezzati. Anche la morte come solo sfiorata, avvertita sì la presenza , ma come sfondo di turbamento, la risata sospesa, squilibri nei corpi, solitudini smarrite.” (VALERIA OTTOLENGHI, Gazzetta di Parma, 14 maggio 2007)

a cura di Daniela Colamartini

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