Dopo un esordio tra gli odori e i sapori della cucina araba, Umano_ Cantieri internazionali sui linguaggi del corpo e della danza prosegue con Extensions della giovane coreografa svizzera Yasmine Hugonnet, in scena a Cango venerdì 16 (h 21), sabato 17 (h 20) e domenica 18 (h 17) ottobre.
Attiva come coreografa e danzatrice a Taiwan, in Norvegia, in Slovenia e in Svizzera, Yasmine Hugonnet. ha fondato nel 2010 la compagnia Arts Mouvementés e attualmente collabora con il Théâtre Sévelin 36 di Losanna. I suoi lavori stanno attraversando l’Europa: dal Mladi Levi Festival di Ljubljana al Festival Arts Danthé di Paris, passando per Vienna, Düsseldorf e Bruxelles.
A Umano la Hugonnet non presenta uno spettacolo di repertorio ma una performance inedita, frutto di un percorso di creazione durato sei giorni con un gruppo di nove giovani danzatori italiani.
Ci racconta lei stessa come ha costruito questo nuovo lavoro espressamente per la manifestazione fiorentina.
Extensions è il risultato di una ricerca sulla germinazione del movimento, sull’essenzialità dei corpi che vengono a formare un unico meccanismo sincronico che a poco a poco si sfoglia. Si parte da una coreografia prestabilita che ho condiviso con i danzatori premettendo che per cogliere l’essenza del lavoro avrebbero dovuto agire al di fuori della stessa partitura. Per “stare da qualche parte” si prende una forma e allo stesso tempo la si riceve: è in questa zona di negoziazione che si trova quella vibrazione del vivente che mi interessa. La partitura è comune, ma ciascuno fa il suo cammino; ognuno sceglie cosa lasciar cambiare e cosa mantenere fedele all’azione originaria; ciascuno ha il suo viaggio personale nel tempo dell’azione. Nel suo scorrere impetuoso, il tempo riesce a cambiare le cose: il mio lavoro è osservare questo cambiamento e riuscire a riprodurlo. Quello che abbiamo di fronte è un ensemble che svolge un’azione comune, ma le leggere asincronie tra un danzatore e l’altro permettono di aprire una finestra sul movimento stesso, mostrandocelo in tutta la sua essenzialità. Qualcosa cambia e qualcosa no: l’azione si dipana attraverso una resistenza, un conflitto tra ciò che mantieni e ciò che lasci andare via. Ed è proprio questa negoziazione, questa resistenza, che ci permette di vedere cosa c’è “dentro” il gesto, sia l’aspetto tecnico sia l’aspetto emozionale che lo sostiene. Ogni danzatore è parte di un universo e allo stesso tempo è un soggetto che desidera. Quello che cerco è una duplice prospettiva: il corpo è come un oggetto nello spazio, ma è anche una data postura, un gesto particolare, un’emozione specifica. Io cerco di viaggiare tra questi due punti, in bilico tra astrazione e concretezza.
Francesca Gennuso