Oscurità

Giuseppe Comuniello

L’oscurità ha una stretta parentela con il campo dell’immaginario, è una zona ambigua, fantasmatica. L’oscurità lascia intravedere qualcosa di indefinito che trasmette una sensazione di smarrimento. Basti pensare alla selva oscura di Dante che rappresenta il momento di perdizione del suo viaggio. L’oscurità cela, nasconde. Uno spazio buio è assenza di colore che occlude la percezione visiva. Il danzatore non vedente Giuseppe Comuniello, partendo da zero ha iniziato un percorso artistico e di ricerca con Virgilio Sieni. In questo caso il non vedere può diventare una forza anziché una limitazione. Il gesto diventa autentico, sentito e funzionale, non si limita alla semplice imitazione.

Nell’oscurità tendiamo a guardare maggiormente dentro noi stessi; preoccupandosi meno dell’apparenza esterna, si stimola la creazione di movimenti personali. Lo smarrimento serve per la creazione rompendo i meccanismi abitudinari della percezione, gli automatismi sia del corpo che della mente. Ecco che l’oscurità può essere sfruttata, può dare una potenza impressionante offrendo molto a chi la usa come molto può sottrarre. In Pinocchio_leggermente diverso il pubblico aiuta Comuniello, lo sostiene fisicamente durante la sua danza. Perché l’oscurità aiuta l’immaginazione e la sensibilità, ma la luce sostiene.

Parlando di oscurità viene da pensare anche a qualcosa di segreto, misterioso. Mi viene in mente la platea durante uno spettacolo vista dalla parte dell’interprete. Paradossalmente il buio che cela il pubblico sembra aprirti uno spazio infinito davanti. Scrivendo da partecipante a Cena Pasolini, è stato molto diverso andare in scena con un pubblico ben visibile oltre che molto vicino, illuminato dalla luce del Salone del Podestà. Eppure lo spettatore che sia nascosto nell’oscurità o ben visibile osserva comunque la scena; è chi si trova dall’altra parte che si sente nudo, spogliato: l’intimità viene invasa. Parlo di luce quanto di oscurità perché sono entrambe al nostro servizio per aiutarci a conoscere noi stessi completamente. L’oscurità ha qualcosa in più però secondo me e questo l’ho capito parlando con Giuseppe Comuniello, osservando il suo movimento e il suo volto che fa trasparire molto del suo percorso interiore.

Camilla Guarino

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