CAMPO DEL PODERACCIO
Il disprezzo che soppesa
esili residenti
guizza rosso come sottana
su un figlio scuro stretto dietro la schiena.
Veniamo poi
a prenderti il silenzio
che il latte e il fuoco lo assaporasti al campo.
Siamo le paraboliche
muggito di motore
odore nero nella padella.
Giù nella gola.
Negli occhi.
Le piattaforme di cemento oggi,
l’acqua corrente.
Figli dell’eroina fin nelle mani
cannibali della cronaca locale.
Non così prima.
Non così.
Quando i violini separavano il frastuono
dalla malinconia
e si poteva vivere di musica e rame
con i cavalli avanti ai carri
Lucia Lascialfari