Cenacolo di Ognissanti

Il Cenacolo di Ognissanti, situato a Borgo Ognissanti nel refettorio posto tra i due chiostri del Convento di Ognissanti, ospita l’affresco de L’Ultima Cena di Domenico Ghirlandaio, databile al 1480.

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Ritrattista della borghesia fiorentina intorno alla corte di Lorenzo il Magnifico, Domenico Ghirlandaio importa a Firenze il gusto fiammingo per l’attenzione al dettaglio, perfezionando uno stile di un equilibrio straordinario fra analisi e analitica della realtà e una capacità lirica in grado di esprimere sentimenti e atmosfere, nobilitando la propria epoca inserendola in contenuti storici o religiosi senza tempo.

La sua carriera si sviluppa quasi completamente a Firenze, anche se la sua prima commissione importante è a San Gimignano dove realizza la Cappella di Santa Fina, all’interno del Duomo della città. In seguito vive un momento di grande successo a Roma, quando, insieme a una colonia di artisti fiorentini (Sandro Botticelli, Cosimo Rosselli, Il Perugino) viene chiamato da Sisto IV per collaborare all’affresco della Cappella Sistina.

Di ritorno a Firenze, il Ghirlandaio affronta i suoi grandi capolavori: la Cappella Sassetti in piazza di Santa Trinita e la Cappella Tornabuoni nel coro di Santa Maria Novella. Nella Cappella Sassetti, in cui sono dipinte le storie di San Francesco, la gestione dello spazio, razionale e civile, armonizza squarci di vita quotidiana fiorentina con le scene sacre in primo piano. I personaggi contemporanei, ritratti con precisione nella loro dignità e raffinatezza, arrivano a essere protagonisti del vivace racconto.

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“Conferma della Regola”, Domenico Ghirlandaio, Cappella Sassetti

La stessa attenzione al dettaglio e alla realtà contemporanea è visibile nella Cappella Tornabuoni, in cui il destino del Ghirlandaio incrocia quello del giovane Michelangelo. Ancora oggi gli storici dell’arte si interrogano su quale figura abbia potuto dipingere il giovane Buonarroti che, come sappiamo dal Vasari, frequentò la bottega del Ghirlandaio.

L’affresco del Cenacolo di Ognissanti non è l’unico Cenacolo a cui ha lavorato il Ghirlandaio, che ha dipinto anche il Cenacolo della Badia di Passignano (1476), una delle opere più antiche a cui ha lavorato con i suoi fratelli e il Cenacolo di San Marco (1486), molto simile a Ognissanti ma di dimensioni più ridotte.

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“Banchetto di Erode”-Domenico Ghirlandaio, Cappella Tornabuoni

Lo stesso anno della commissione del Cenacolo di Ognissanti, il Ghirlandaio lavora nella Chiesa di Ognissanti su commissione della famiglia Vespucci per l’affresco del San Girolamo che facesse pendant al Sant’Agostino del Botticelli. Ghirlandaio creò una figura serena e convenzionale, rendendo protagonista, più che il santo, le nature morte degli oggetti ordinatamente esposti sullo scrittoio e sulle mensole. Domenico si ispirò probabilmente a modelli nordici, come forse il San Girolamo nello studio di Jan van Eyck.

Questa straordinaria dedizione  nella rappresentazione delle cose più minute, si nota anche nell’Ultima Cena del Cenacolo di Ognissanti in cui è evidente questo suo modo di addentrarsi nella pelle degli oggetti, nelle decorazioni, costruendo una sorta di racconto nel racconto, invitando l’occhio dell’osservatore a guardare lentamente superando il colpo d’occhio iniziale per addentrarsi in una miriade di dettagli. Ghirlandaio si è stato spesso definito come un pittore enciclopedico che ama e predilige la narrazione del dettaglio, riuscendo comunque a sviluppare una grande sintesi grazie a un uso sapiente delle regole geometriche della prospettiva, attraverso cui la bellezza mutevole e fuggitiva della vita a quotidiana assurge a un grado di eternità.

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“Ultima Cena”, Domenico Ghirlandaio-Cenacolo di Ognissanti, Dettaglio

Lo schema architettonico dell’affresco abbandona la tradizionale scatola prospettica della stanza chiusa (usata ad esempio da Andrea del Castagno in Sant’Apollonia), per impostare una finta apertura della parete in una loggia, assecondando le forme architettoniche della stanza stessa. A questo effetto illusionistico contribuisce sostanzialmente anche lo studio della luce, che coincide con quello reale della stanza. Le due finestre dipinte sullo sfondo corrispondono infatti alle due finestre reali dell’ambiente, con la fonte luminosa principale proveniente da sinistra. Questa particolare costruzione della scena ci permette di indugiare con lo sguardo sul tavolo, pieno di piccoli aneddoti: il pane spezzato, i bicchieri, le brocche d’acqua, il formaggio fatto a pezzetti dall’apostolo, Giovanni, l’apostolo più amato, che si è appisolato, etc. Una molteplicità di dettagli che si susseguono pacati, quasi nascosti all’interno della compatta unità dell’affresco, che richiama un’attenzione lenta, come se il Ghirlandaio volesse indurre nell’osservatore una calma interiore che deriva proprio dalla lentezza della lettura dell’immagine.

prima edizione di Cenacoli fiorentini 2011

Cenacoli Fiorentini#1, Edizione 2011

La luce è morbida, i toni non sono drammatici, ma delicati, quasi lirici. La figura di Cristo, nell’atto di proiettare la spiritualità nei primi apostoli, è parte di una dimensione storica, eterna, però al tempo stesso è come immersa nella constatazione personale di essere a cospetto di uno dei momenti più importanti e più intensi della sua vita. Attraverso la poesia delle piccole cose pare che il Ghirlandaio riesca a rendere unico e prezioso quel trapasso nella vita di Gesù, da un prima a un dopo, perché l’Ultima Cena è una cesura, un momento liminale della vita di Cristo. E questa sensazione viene tradotta dal sentimento appena malinconico che aleggia nella figura di Gesù e da essa si espande a tutta la scena e a tutti gli oggetti. Tutt’intorno volatili, fiori, frutta dal particolare significato simbolico: il pavone che simboleggia l’immortalità, o la palma simbolo del martirio o ancora la melagrana a simboleggiare la passione. Vita, morte e resurrezione dunque, il tutto è costruito per ribadire la massima della religione cristiana secondo cui la vita di chi ha fede non è una vita di dolore assoluto, di tristezza, non è una vita finita, ma una vita che preannuncia sempre una resurrezione, un nuovo giorno, che qui ha anche i colori di una bella serata fiorentina.

Anche quest’anno il Cenacolo di Ognissanti sarà teatro del Grande Adagio Popolare creato da Virgilio Sieni, un connubio di eternità e contemporaneità interpretato da cittadini e danzatori di tutte le età chiamati a richiamare il legame tra lo spazio meditativo del cenacolo e il dialogo del corpo con la natura.

mappa Cenacolo di Ognissanti

A cura di Francesca Gennuso