La trasmissione è una pratica di liberazione che permette al movimento stesso di essere appreso e imparato nuovamente, perché esce dalle gabbie originarie e prestabilite della meccanicità consuetudinaria. La trasmissione è quel mezzo che consente al danzatore professionista e al non professionista, ossia l’amatore, la persona comune, di incontrarsi e di convivere assieme, per creare aperture continue con e per mezzo dell’altro. Come Sieni dichiara «sono gli animali che condividono e da tale condivisione si creano dei territori con frontiere. Gli uomini, invece, convivono e tali convivenze generano aperture».
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Quello che intende ricercare, perciò, sono proprio queste aperture, che corrispondono a nuovi sguardi e a nuovi movimenti più consapevoli, più coscienti, che superano i muri della staticità quotidiana e che hanno in serbo lo scambio segreto di pratiche, che si instaurano tra i danzatori e gli amatori. È questo il presupposto di partenza per far sorgere ex-novo un’altra trasmissione reciproca e resistente, appresa nel contatto tattile dell’altra persona. Gli abbracci sono, infatti, quell’esempio di reciprocità con l’altro, sotto un’inedita veste, più scoperta, quindi più fragile, ma finalmente ritrovata. La fresca e recente sensibilità acquisita ripristina la dignità e rivaluta i luoghi comuni della tattilità utilizzata. Difatti, si assume la concretezza della trasmissione nel toccare la fragilità dell’altra persona, che racchiude in sé l’azione di tutti i giorni. La trasmissione, dunque, significa ed è il significante di questo dialogo, che fonde lo sguardo e l’attesa dell’azione dell’altro, nel percorso di ricostruzione di pratiche comuni, che vanno dal giovane all’anziano, al suo “fanciullino”, ripercorrendo la storia di sempre; quella ordinaria. «Il danzatore, in questo modo, sofistica la propria tecnica, elevandola a una percezione estremamente sottile e credibile nel momento stesso in cui la attua». L’abitudine, così, si mette a confronto con il nuovo scambio intrapreso e inizia un dialogo di trasmissioni.
Sara Fulco
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